PROFILO DI APPRENDIMENTO

Le persone con la sindrome di Down hanno un grande potenziale di sviluppo e, come tutti, beneficiano di un’educazione che tenga in considerazione i loro punti forti e le loro difficoltà.

Negli ultimi decenni si è osservato un profilo di apprendimento specifico per la sindrome di Down:

possiamo aspettarci che molti bambini con la sindrome di Down imparino a comunicare fin dai primi anni di vita, abbiano dei comportamenti sociali adeguati alla loro età, imparino a leggere, a scrivere ed abbiano delle competenze matematiche utili ad una vita il più possibile autonoma.

La disabilità intellettiva è quasi sempre presente nelle persone con Trisomia 21, tuttavia le difficoltà possono variare. In generale, si è notato che le persone con sindrome di Down hanno buone competenze adattive. 

L’inclusione in tutti gli aspetti della vita, inclusa quella scolastica, favorisce l’apprendimento di competenze accademiche ma soprattutto pone le basi per l’importante sviluppo sociale e comportamentale della persona, elemento essenziale per la sua futura autodeterminazione. 


Molti bambini con la sindrome di Down possono beneficiare di un insegnamento e un’educazione che tenga in considerazione i seguenti aspetti: 

– È stato rilevato un profilo di sviluppo comune a molte persone con sindrome di Down, generalmente caratterizzato da forti abilità socio-relazionali, comunicative, memoria e processamento visivo. Sono comunemente aree di difficoltà il linguaggio espressivo verbale, le funzioni esecutive e la memoria a corto termine (in particolare la memoria e l’elaborazione uditiva).

– Quando il bambino con la sindrome di Down presenta difficoltà di espressione verbale, non va sottostimata la sua capacità di comprensione e comunicativa. Spesso il linguaggio è un’area di specifica difficoltà.

– Per aiutare i bambini a comunicare, e quindi a fare delle scelte e a sviluppare esperienze e interazioni che favoriscono lo sviluppo cognitivo, è possibile utilizzare strumenti che utilizzino la comunicazione non verbale o bimodale (vedi pagina Comuniazione Bimodale). Questo gli permetterà sviluppare le sue competenze sociali, di esprimere i propri bisogni e desideri, di accrescere la sua autostima e di non ostacolare altri apprendimenti che favoriscono lo sviluppo generale della persona. Questo tipo di comunicazione inoltre getta le basi per una migliore futura comunicazione verbale.

– Le difficoltà nella memoria uditiva a corto termine possono essere compensate, in ambito scolastico e di apprendimento in generale, abbinando il canale visivo (supporti con segni, immagini, pittogrammi, schemi; esempi visivi e non solo verbali; possibilità di osservare un’azione prima di compierla, ecc.).

– Molte persone con la sindrome di Down possono imparare a leggere, scrivere, eseguire operazioni matematiche. Possono essere necessari interventi mirati a rinforzare le funzioni cognitive di base e le funzioni esecutive, che se fragili ostacolano questi apprendimenti. Nella nostra esperienza si rivelano utili approcci quali PAPS (Programma di Apprendimento Pre-Strumentale) di Leoni e Pavan, il Metodo Feuerstein, l’approccio del Metodo Bortolato.

– La lettura favorisce lo sviluppo del linguaggio verbale poiché le parole scritte sono un aggancio visivo importante al miglioramento dell’espressione verbale: per questa ragione le due aree si sviluppano bene se allenate insieme.

– Nella sindrome di Down, l’anatomia dell’orecchio medio, particolarmente stretto e più orizzontale, può frequentemente causare un ristagno di fluido e un’ipoacusia di gravità variabile. Vanno quindi effettuati controlli regolari fin dalla prima infanzia. In caso di ipoacusia trasmissiva per catarri vengono generalmente proposti i drenaggi transtimpanici che permettono di normalizzare l’udito per favorire lo sviluppo del linguaggio.

– Molti bambini con sindrome di Down hanno buone abilità socio-relazionali e mostrano di essere consapevoli delle proprie difficoltà. Per questa ragione è importante dar loro fiducia comunicando le proprie aspettative, calibrate su una crescita costante a piccoli passi che promuova lo sviluppo dell’autostima.

– Grazie all’osservazione è possibile calibrare in maniera precisa la difficoltà delle proposte: troppo facile non motiva e denota poca fiducia nelle capacità del bambino; troppo difficile è frustrante. Per capire se una proposta è troppo facile o troppo difficile è utile riflettere su cosa può fare il bambino in maniera autonoma, cosa con un minimo aiuto e cosa invece risulta difficile anche con il sostegno dell’adulto. Proporre situazioni che possono essere raggiunte con un minimo aiuto permette di sviluppare la sensazione di sfida e di successo e rende gradualmente autonome le capacità emergenti della persona.

– L’inclusione scolastica favorisce lo sviluppo di competenze sociali, di autonomie e di apprendimenti didattici. Per favorire l’inclusione è importante che, oltre a condividere spazio (aula) e gruppo, l’allievo condivida con i suoi compagni anche le attività e i contenuti disciplinari. I contenuti possono essere facilitati fin dove necessario, anche fino ai minimi termini, per rispecchiare almeno in maniera parziale quanto viene svolto dagli altri studienti.

     

    APPROFONDIMENTI

    Buckley SJ. Precise descriptions of Down syndrome. Down Syndrome Research and Practice. 2008;12(2);90-90.

    Buckley SJ. Exceptional reading among young people with Down syndrome. Down Syndrome Research and Practice. 2007;12(1);9-10.

    De Graaf, Gert & Van Hove, Geert & Haveman, Meindert. (2012). Effects of regular versus special school placement on students with Down syndrome: A systematic review of studies. New Developments in Down Syndrome Research. 45–86.

    Duffy LA, Wishart JG. The stability and transferability of errorless learning in children with Down syndrome. Down Syndrome Research and Practice. 1994;2(2);51-58.

    Jarrold C, Baddeley AD, Phillips C. Down Syndrome and the Phonological Loop: The Evidence for, and Importance of, a Specific Verbal Short-Term Memory Deficit. Down Syndrome Research and Practice. 1999;6(2);61-75.

    Scataglini C., Il sostegno è un caos calmo e io non cambio mestiere, Ed. Erickson, Trento 2016.

    AUTODETERMINAZIONE:

    L’autodeterminazione è un concetto che si riferisce all’insieme dei diritti individuali delle persone, incluse le persone con disabilità, che permette loro la libertà di scelta, ognuno con le proprie possibilità e con eventuali sostegni. Anche le persone con disabilità devono poter controllare la propria esistenza, in particolare nelle decisioni riguardanti dove e con chi vivere, dove lavorare, come e con chi socializzare, come passare il proprio tempo, come disporre dei propri beni, eccetera. Compito di chi assiste la persona con disabilità e della società in generale è garantire possibilità di scelta adeguate al profilo individuale della persona con disabilità e rispettare le sue scelte.

     

    L’autodeterminazione deve essere garantita anche laddove l’autonomia (capacità di compiere determinate azioni senza aiuto) può essere più fragile.

     

    X